Lo scenario del mondo del lavoro a valle della pandemia è caratterizzato in maniera considerevole dal fenomeno della Great Resignation: le dimissioni di massa.
Che cosa significa concretamente?
Le Note trimestrali sulle comunicazioni obbligatorie pubblicate dal Ministero del Lavoro ci aiutano a comprendere meglio tale fenomeno: nel secondo trimestre del 2021, infatti, su 507.246 cessazioni di rapporti di lavoro richieste dai lavoratori (sia di sesso maschile sia femminile), il 95,5% è stato caratterizzato da dimissioni con un incremento, rispetto al 2020, dell’85,2 %.
Sono numeri importanti, che determinano un cambio di paradigma del mercato del lavoro e la riconsiderazione delle priorità di ognuno.
Il cambiamento in atto coinvolge diversi aspetti e punti di vista, da quello sociale a quello sociologico, passando per il sistema politico ed economico e non si può dire che sia un fenomeno localizzato: la crisi sanitaria ha, infatti, colpito indistintamente Paesi diversi che, seppur regolamentati in maniera differente sia in termini retributivi sia contrattualistici, sono rimasti inizialmente disorientati dalle scrivanie rimaste vuote negli uffici. La gestione di un evento così dirompente e improvviso non solo ha richiesto uno sforzo enorme da parte di Organizzazioni e Persone, ma ha contribuito a far emergere nuove priorità e nuove esigenze, modificando in maniera rilevante il mercato del lavoro.
Sono molteplici le analisi che si stanno portando avanti per identificare quali siano le motivazioni che stanno spingendo sempre più Uomini e Donne alla rivalutazione del proprio percorso professionale e alla messa in discussione del proprio impiego, spesso raggiunto a fronte di un percorso di formazione oneroso e caratterizzato da sacrifici e impegno, e del proprio avvenire non solo lavorativo ma anche personale.
È evidente che non si possa ricondurre il fenomeno delle dimissioni di massa a una questione puramente retributiva: qual è, dunque, il punto di rottura tra il mercato del lavoro antecedente al febbraio 2020 e quello attuale?
L’incertezza che ha segnato ogni Persona e ogni Organizzazione a livello globale ha richiesto una risposta immediata, una rimodulazione di abitudini e di gestione di tempi e spazi che con l’andare del tempo ha contribuito a far emergere nuovi scenari, nuove prospettive e il forte desiderio di riappropriarsi del proprio equilibrio tra vita personale e professionale.
Sono le spinte motivazionali delle Persone ad essere profondamente cambiate di pari passo con la rinnovata consapevolezza riguardo al proprio ideale di vita e di benessere che troppo spesso, in passato, è passato in secondo piano a causa dello stress provocato dai contesti organizzativi in cui è venuta meno la cura e lo sviluppo del Capitale Umano.
Il sottile equilibrio tra il benessere delle Persone e le Organizzazioni virtuose che se ne prendono cura si gioca proprio sul cambio di paradigma che i lavoratori si attendono e del quale non vogliono privarsi: il Capitale Umano inteso come preziosa risorsa, che va alimentata e valorizzata nello sviluppo del proprio potenziale in ottica di life-work balance.
La sfida, dunque, è per tutte le Organizzazioni che intendono affrontare il fenomeno delle dimissioni di massa con spirito critico e cogliendo l’opportunità di investire sul Capitale Umano con consapevolezza e determinazione, curando l’aspetto umano delle relazioni anche a livello professionale e imparando a gestire un nuovo scenario del mondo del lavoro inclusivo, orientato al benessere e rispettoso nella gestione di tempi e spazi affinché il coraggio dimostrato dalle Persone nel rivedere le proprie priorità sia ripagato con altrettanto coraggio!