Dai risultati dello STADA Health Report 2022 emerge che il livello di burnout (condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo) percepito dai lavoratori che si sentono sul punto di essere in questa condizione di saturazione psicologico-emotiva- ha raggiunto un massimo storico, intorno al 59% della collettività; un aumento del 5% rispetto allo scorso anno.
A causa della velocità della vita e di numerose variabili, il quadro generale del quotidiano viene periodicamente travolto da una serie di aspetti che interessano le persone sia nella loro individualità che nel loro vivere collettivo.
Il mondo muta, il lavoro anche: la sfida che accomuna ogni persona sul versante lavorativo è riuscire a trovare e mantenere un equilibrio tra vita privata e ambizioni, raggiungendo, passo dopo passo, gli obiettivi personali e professionali in un contesto sempre più volubile.
Si sta parlando di BANI Brittle (fragile), Anxious (ansioso), Non-linear (non lineare) e Incomprehensible (incomprensibile), il nuovo contesto che comporta stress, passività e perdita di percezione del senso di alcune decisioni che tendono ad essere procrastinate o sono difficili da comprendere, con annessa una perdita di percezione del senso e del rapporto causa-effetto.
E le difficoltà, così come le priorità, sono soggettive. I bisogni, infatti, variano a seconda delle persone e delle loro necessità. L’ansia e lo stress da lavoro correlato impattano negativamente sulla persona quando bussano alla porta. Non si può pensare di eliminare lo stress nel contesto attuale, tuttavia le organizzazioni dovrebbero puntare ad un clima di eustress (uno stress positivo che può favorire la crescita emotiva, fisica e psicologica di un individuo) come stimolo per favorire un buon benessere organizzativo.
Il ministero dell’Istruzione chiarisce la definizione di benessere organizzativo: “la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutti i suoi collaboratori, le cui fondamenta si basano anche su una sana cultura aziendale e su una corretta circolazione delle informazioni poiché la comunicazione è l’elemento base da cui si dirama tutto il resto”.
Più un’impresa tutela il benessere dei suoi collaboratori, garantendo perciò un ambiente soddisfacente e partecipativo, più essa sarà efficiente e produttiva.
“Stare bene”, dunque, non è un desiderio ma un bisogno naturale dell’essere umano: la teoria piramidale di Maslow dei bisogni umani che ha trovato applicazione negli studi sul benessere nei luoghi di lavoro, fornisce interessanti strumenti per comprenderne l’importanza.
Affinché il benessere dei dipendenti in azienda venga tutelato, bisogna anche dare loro varie opportunità di riconoscimento e di autorealizzazione.
L’attenzione verso questa tematica venne posta, inizialmente, negli anni ‘30 del secolo scorso, grazie alla rilevanza assunta dalla sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo scopo era quello di migliorare l’ambiente lavorativo al fine di prevenire rischi e pericoli limitando gli infortuni.
Successivamente, con la nascita del movimento delle Human Relations, venne data maggiore importanza al fattore umano e ad alcune variabili quali la motivazione, i fenomeni di gruppo e l’alienazione legata alla routine. Iniziò a prendere piede una nuova cultura della salute nei luoghi di lavoro: vennero presi in considerazione anche gli aspetti mentali e non soltanto quelli fisici.
Dagli anni ’80 a oggi, con l’introduzione e la volontà di divulgare nelle aziende (e al di fuori di esse) il concetto di “Wellness”, l’attenzione si iniziò a spostare sempre più sulla necessità di promuovere determinati concetti connessi con la salute psico-fisica dei lavoratori.
Oggi più che mai, un’impresa che promuove il benessere organizzativo si riconosce da una serie di indicatori, tra cui:
- Genuino senso di appartenenza all’organizzazione;
- Sentimento intrinseco di autorealizzazione;
- Condivisione di valori, mission e vision;
- Assimilazione della cultura organizzativa;
- Work-Life Balance;
- Relazioni interpersonali positive e stimolanti con tutti i colleghi, dialogo ed empatia.
Quando, invece, un’organizzazione non promuove il benessere organizzativo, sorgono una serie di problematiche, sintomi di un clima interno negativo dove tutti i collaboratori, o la maggior parte di essi, diventano inefficienti e non riescono a esprimere il proprio valore.
Un problema così grande deve essere innanzitutto compreso e poi risolto passo dopo passo onde evitare una catena di eventi sfavorevoli per le persone che prestano le loro competenze all’interno di un’organizzazione.
Parlando in termini di legge, il Decreto Legislativo 81/2008 rappresenta l’attuale quadro normativo di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, e individua lo “stress lavoro-correlato” come uno dei rischi da valutare e conseguentemente gestire.
Il benessere organizzativo, perciò, è una priorità.
Il ruolo della formazione, dunque, diventa primario.
La formazione “empowerment oriented” diventa, per le organizzazioni e, dunque, per i rispettivi dipendenti e manager, una priorità indispensabile per risultare efficaci, resilienti e capaci di fronteggiare singolarmente o in team le sfide del mercato lavorativo contemporaneo.
Una formazione di questo stampo, orientata al benessere organizzativo, è profondamente collegata al potenziamento delle performance individuali e collettive. Un dipendente sereno e soddisfatto del suo lavoro, dell’ambiente e della cooperazione con i colleghi, produce di più, senza necessariamente avere incentivi economici a motivarlo.
Non è un caso che anche (e soprattutto) le nuove generazioni di talenti sono particolarmente sensibili alle tematiche di welfare e valutano un posto di lavoro principalmente in base all’attenzione che l’azienda ha verso la parte più umana e personale.
Per raggiungere un pieno benessere organizzativo nella vostra organizzazione occorre una formazione adeguata.
Per questo noi di Ambire Società Benefit abbiamo strutturato la nostra proposta formativa per il benessere organizzativo su queste aree tematiche:
- Comunicazione: per sviluppare e implementare competenze collegate alla gestione dei conflitti, al public speaking, all’assertività e alla corretta circolazione delle informazioni tra team;
- Team Building: per imparare a collaborare al fine di raggiungere un obiettivo comune, scoprendo se stessi e i propri colleghi tramite una serie di attività esperienziali di alto valore;
- Team Empowerment: per assimilare il concetto di leadership gentile e per sviluppare le soft skill necessarie al potenziamento della motivazione e alla gestione delle diversità e dell’inclusione, imparando ad essere un team vincente, motivato e composto da persone che, superando il concetto di competizione, collaborano all’interno di un clima sereno e produttivo.