IL RE-HIRING: LA RIVINCITA DEGLI OVER 50
Da poco tempo, negli U.S.A. sta prendendo piede un fenomeno interessante che prende il nome di “re-hiring” (in italiano riassunzione): ulteriore conferma di come il Covid abbia completamente stravolto il mondo del lavoro.
Se fino a qualche anno fa cambiare lavoro una volta raggiunta la mezza età era inimmaginabile, oggi è un qualcosa di sempre più esteso. I senior sono lavoratori dotati di grande esperienza, di capacità e competenze. Insomma dei veri e propri “veterani” del ruolo che ricoprono da una vita.
La rivincita dei longennials diviene evidente. Il fenomeno nasce negli States ed ora si sta estendendo anche in Europa. In Inghilterra, per esempio, ha preso il via una campagna per riassumere i pensionati nel mondo del lavoro dopo la scoperta che i prepensionamenti avviati a seguito della pandemia hanno causato una rilevante mancanza di manodopera. Dall’inizio della pandemia il numero di posti liberi è cresciuto in concomitanza con lo stallo economico; tra i fattori, il pensionamento, l’incremento delle malattie, l’immigrazione e l’invecchiamento della nazione.
Le aziende stanno così riscoprendo l’importanza dei longennials e uno degli aspetti che induce gli imprenditori a puntare su di loro è la scarsità degli investimenti in formazione. Avviare all’attività lavorativa un giovane ha un costo non indifferente per l’azienda che quindi spesso punta sui lavoratori più in là con gli anni.
Cosa ci dicono i dati?
Una ricerca realizzata da due psicologhe di Harvard, T. Charlesworth e M. Banaji, evidenzia come gli stereotipi riguardanti età e disabilità siano più persistenti di quelli legati all’etnia, all’orientamento sessuale e alla religione.
Si prevede che il superamento dei pregiudizi nei confronti delle persone anziane impiegherà circa 150 anni. Un dato che va in contro tendenza rispetto al fenomeno del re-hiring che, tuttavia, sembra non essere ancora definitivamente approdato in Italia.
I longennials, oltre ad essere definiti lavoratori “ready-to-go“, possiedono una skill fondamentale per far parte della realtà aziendale. Hanno acquisito l’intelligenza organizzativa, una capacità che si genera attraverso l’esperienza. In sostanza significa sapere come muoversi in relazione a un progetto, saper gestire un gruppo di lavoro, anche a distanza, interpretare le situazioni e avere reali capacità di problem solving. Tutto questo rappresenta l’intelligenza organizzativa che ha un’importanza enorme all’interno del mondo del lavoro, a prescindere dal settore di riferimento.
Il lato positivo
Le persone con esperienza e altamente qualificate portano valore all’azienda anche da un altro punto di vista: la possibilità di avviare dei veri e propri percorsi di mentoring. Troppo spesso questo aspetto è impossibile da praticare, sia per questioni economiche che per scarsità di personale.
Se non in azienda, dove possono imparare i giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro? I senior possono essere ben disposti ad intraprendere un’esperienza differente rispetto al passato, favorendo un’apertura nei confronti della consulenza e del mentoring.
Affiancare ai giovani persone qualificate e di esperienza che possano seguirli in un percorso di crescita è importante, gratificante e socialmente utile. Questo processo racchiude due obiettivi dell’Agenda ONU 2030, fondamentali per noi di Ambire Società Benefit: apprendimento di qualità e lavoro dignitoso. Il nostro modus operandi si sposa perfettamente con i nostri valori. I nostri senior garantiscono ai giovani dipendenti, in maniera equa ed inclusiva, una formazione professionale in grado di garantire loro l’apprendimento delle hard skills necessarie in ambito HR: aspetto che si allinea ad un’occupazione piena e produttiva.