Una sensazione opprimente, che si consolida settimana dopo settimana e che porta a vacillare in un vortice di negatività in cui i pensieri sono offuscati: si perde lucidità mentre stanchezza e stress alterano il ciclo sonno-veglia. La connessione con il resto del mondo diventa sempre più faticosa e, lentamente, si spegne la scintilla della motivazione che ha da sempre accompagnato le nostre giornate lasciando spazio a sentimenti di ansia, irritazione e, infine, apatia.
Quello che abbiamo descritto coincide con i sintomi tipici della Sindrome da Burnout (letteralmente “esaurito”) che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito nella Classifica Internazionale delle Patologie definendola una “sindrome concettualizzata come conseguenza di stress cronico sul posto di lavoro non gestito con successo”.
La Sindrome da Burnout è scandita in fasi ed è riconosciuta come un fenomeno tipico del contesto occupazionale che rientra esclusivamente nell’ambito professionale.
Tra i diversi fattori scatenanti questa condizione possiamo indicare l’ambiente professionale non dignitoso che, spesso, si accompagna a una mancata definizione del ruolo professionale da cui scaturiscono conflitti innescati da richieste lavorative non realizzabili. Alcune volte è il sovraccarico di responsabilità che porta all’intensificazione dei sintomi, altre la monotonia che non favorisce lo sviluppo professionale o ancora la turnazione non flessibile.
La Pandemia da Covid-19 ha esacerbato l’insorgenza di questa Sindrome, a causa della mancata definizione tra i confini personali e professionali oltre all’incertezza che ha pervaso tutti senza distinzioni: infatti, le stime del Global Culture Report riportano un aumento del 15% di Sindromi da Burnout solo nel 2021. Un numero non trascurabile se pensiamo a quanto sia fondamentale garantire la salute psicofisica di ogni lavoratore.
Come possono, oggi, le imprese salvaguardare i propri dipendenti, innescando circoli virtuosi che allo stesso tempo favoriscano lo sviluppo continuo e l’innovazione richiesti dal mercato?
Sistemi di Welfare e Sostenibilità sono le parole chiave per le aziende che vogliono distinguersi e affrontare il cambiamento in atto: parliamo di un approccio che mette le Persone al centro, che tutela il wellbeing grazie ad un buon life-work balance che rispetti i bisogni di ogni essere umano.
Le imprese sono chiamate a una profonda azione di responsabilità sociale, volta a garantire un equilibrio tra vita professionale e privata, tra salute e sicurezza sul posto di lavoro: condizioni che rientrano negli standard di tutela dei lavoratori e che, oggi, sono un elemento distintivo per affrontare il cambiamento ed essere competitive sul mercato.
Nell’Agenda ONU 2030, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile, al punto 8 troviamo la promozione di condizioni di lavoro dignitose, la crescita economica inclusiva e sostenibile, lo sviluppo di imprenditorialità e di professioni decorose per tutti: azioni che non possono rimanere solo sulla carta, ma che devono vedere un profondo impegno da parte di tutti.
Nel 2021 il Welfare Index PMI ha stimato che le PMI virtuose, da questo punto di vista, in Italia hanno raggiunto il 26,6%: circa il 9% in più rispetto alle stime del 2017. Dati che fanno ben sperare, ma che indicano ancora molta strada da fare per assicurare buoni livelli di conciliazione tra vita privata e lavoro delle Persone.
Questo è il momento di investire risorse e tempo per mettere al centro il Capitale Umano con azioni concrete per migliorare il clima aziendale, per favorire lo sviluppo di competenze relazionali e di Team Building che aiutino a gestire e superare i conflitti e consentire alle Persone di traguardare risultati personali e aziendali in linea con le proprie aspettative.